Primo giro di Mito - anno XVII, febbraio 2024

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Mito del Mammut XVII edizione – anno 2023/24

Giro di metà anno – rapporto di ricerca intermedio (febbraio 2024)

Ecco un primo resoconto della ricerca azione “Il Mito del Mammut XVII edizione”, iniziata nel settembre 2023.

Partecipanti

Alla ricerca partecipano:

 - 4 classi scuola primaria ICS Madonna Assunta – Bagnoli (NA);

- 4 classi scuola primaria ICS Virgilio 4 – Scampia (Na);

- 9 classi scuola primaria DPDB - Quartieri Spagnoli, Corso Vittorio Emanuele, Vomero (NA);

- 2 classi scuola media inferiore – Procida (Na);

 - 4 classi scuola primaria - Potenza;

- circa 30 tra bambini e genitori frequentanti le attività pomeridiane al CT Mammut di Scampia;

- gruppo di ricerca annuale composto da circa 30 docenti e educatori;

- circa 200 tra docenti, genitori e educatori in occasione delle presentazioni della rivista L’APE (Modena, Bologna, Napoli)

Per un totale di circa 500 bambini e 200 adulti

 

Le attività

Le attività messe in campo finora sono state principalmente:

  • Incontri di formazione e ricerca col gruppo di adulti (docenti e educatori)
  • lanci e laboratorio di affiancamento agli insegnanti svolti dagli educatori del CT Mammut in classe o nella sede Mammut in piazza Giovanni Paolo II
  • attività svolte nell’ordinario scolastico da maestre e maestri con le proprie classi.

 

Sul potere

Un primo resoconto sul potere Dal giro di ricognizione tra i docenti e gli educatori che stanno partecipando con le proprie classi alla XVIII edizione del Mito del Mammut, ha cominciato ad emergere un primo quadro di contesto, utile a tarare meglio gli obiettivi per la restante metà dell’anno. Iniziamo dall’auto percezione degli adulti relativamente al tipo di potere esercitato sui bambini. Alla domanda se ritenessero che quello da loro esercitato corrispondesse di più al tipo autoritario, democratico o lassista, la stragrande maggioranza ha risposto “democratico”. Dato rilevato soprattutto nell’inchiesta “lotta di classe”, svolta durante il giro di presentazioni (ancora in corso) della rivista L’A.pe. Tuttavia, dopo qualche nostro input riflessivo e successivo dibattito, molti dei presenti hanno messo in crisi si la propria convinzione iniziale. Dalle riflessioni fatte in gruppo emergeva infatti che gli alunni non hanno in realtà i poteri riconosciuti in una democrazia, potendo al più fruire di limitate libertà “concesse” dagli adulti. Proprio come avviene in una dittatura.

Come chiaro è risultato ai più che la richiesta di optare per uno dei 3 stili di esercizio del potere, fosse più che altro una provocazione: il potere in una classe scolastica non è comparabile a quello esercitato dallo Stato. In aula è fondamentale l’esercizio della funzione adulta da parte di docenti, educatori e genitori, che finisce comunque per creare una immodificabile verticalità nella relazione.

Da qui una necessaria focalizzazione su come questa disparità di potere vada gestita e amministrata da parte di chi ha il coltello dalla parte del manico: l’adulto. Ecco alcuni degli atteggiamenti ritenuti utili e necessari relativamente a questo punto:

1) riconoscersi questo potere “assoluto”, senza troppi sensi di colpa e senza nasconderlo dietro falsi appellativi o ammantandosi di millantate democraticità. Cercando altresì di fare il possibile perché questo “potere” coincida col ruolo esercitato (e a questo sia circoscritto). Il potere, come il ruolo,  sia in qualche modo abito di cui  vestirsi perché richiesto da quella determinata circostanza,  e di cui spogliarsi appena non serva più.

2) La responsabilità, la scelta, la consapevolezza, l’autenticità sono risultate come condizioni indispensabili rispetto all’esercizio di questo potere.

3) anche in conseguenza di quanto fin qui detto, uno degli aspetti più problematici è costituito dall’abuso di potere. Quando cioè l’adulto approfitta in maniera impropria delle facoltà e dal ruolo derivanti dalla propria posizione.

Dal lavoro svolto in classe

Dal lavoro svolto su campo, con gli alunni e relativi docenti e genitori, emerge un quadro più variegato, rispecchiando la diversità dei territori presi in considerazione. Chi vive a Napoli conosce bene la differenza tra Bagnoli, Quartieri Spagnoli, Scampia e Vomero, mondi talvolta talmente diversi che sembra strano possano appartenere ad una stessa città. L’isola di Procida e il capoluogo della Basilicata costituiscono poi ulteriore motivo di eterogeneità del campione.

Se alcuni dati risultano non sono poi così difformi, altri differiscono considerevolmente. Per quasi tutti i bambini il termine “potere” riportava per primo al concetto di possibilità, facoltà, ciò che si è in grado di fare. Dovendo ricevere qualche input in più da parte degli adulti prima di riuscire ad associare questo termine ai rapporti di forza tra le persone.

Per la quasi totalità dei bambini il discorso sul potere viene fatto coincidere con quanto avviene in famiglia. Anche se su questo la percezione varia da territorio a territorio. Dalle classi di Scampia sono ad esempio emerse narrazioni e riflessioni relative alla disparità di potere maschio/femmine, col racconto di  qualche episodio di violenza. Nelle classi di Corso Vittorio Emanuele invece, a fronte di un quadro restituito dai genitori in cui la stragrande maggioranza si percepiva come “genitore democratico”, i bambini ritenevano che il tipo di potere prevalentemente esercitato dagli adulti di riferimento (dai genitori, ma anche docenti) su di loro fosse quello manipolatorio. Non adulti con cui scontrarsi e arrabbiarsi, ma grandi che alla fine ti fanno fare quello che vogliono loro, senza che nemmeno te ne accorgi. L’inganno insomma come principale aggettivo da associare al potere.

Sul potere di padre e madre, si è lavorato anche attraverso il racconto dei miti di Edipo ed Elettra, da cui sono usciti molti spunti importanti per la nostra ricerca.

Altro dato più uniforme è quello che vede la dicotomia potere buono/potere. Tra i miti narrati a riguardo: Antigone (a DPDB su C.so Vittorio Emanuele). Altrettanto condivisa sembra l’opinione secondo cui il potere cattivo è quello esercitato dai dittatori, dai governanti dispotici. Spunto per lo studio della storia del ‘900 in alcune classi e per il Mito di Er in altre (mito in cui ai dittatori spetta la sorte peggiore). Mito tra l’altro utilizzato per ragionare sul perchè si nasce dove si nasce: avevamo qualche potere di sceglierlo?

Poteri buoni per eccellenza vengono ritenuti un po’ trasversalmente quelli dell’Amore, in primis e della pace. Tra i miti narrati su questo aspetto quello di Orfeo e Euridice (alla Virgilio 4). In alcune classi (in una delle quarte DPDB Morghen) da tempo è portato avanti il dibattito sulla possibile positività anche del potere di Thanatos, contrapposto a Eros nella mitologia greca, come forza necessaria alla vita stessa. Costituendo invece il vero discrimine l’elemento della scelta individuale calata nel contesto, e della consapevolezza delle conseguenze che tale scelta comporta. Su questo uno dei miti narrati è stato quello delle Enerridi o Emeneudi, le “furie”, che i greci pensavano venissero a vendicare i reati compiuti verso la famiglia. Spunto importante per lavorare anche sul senso di colpa, anticipazione al “secondo movimento” che vede potere e piacere come dicotomia secondo gli stimoli ricevuti dalla lettura de “Il piacere” di Alexander Lowen.

Altra riflessione con i bambini è stata: nel momento in cui dovessi trovarti ad avere il potere, che ne faresti? Per la maggior parte di quelli delle classi di Scampia la risposta è stata: lo userei per aiutare i più poveri. Essendo molto sentita l’ingiustizia dell’esercizio del potere dei ricchi sui poveri (percezione piuttosto trasversale a tutti i gruppi i bambini coinvolti).

Antigone ha certamente dato uno dei contributi più potenti alla consapevolezza che al potere ci si può ribellare. E in molti altri percorsi il ragionamento sulla ribellione, sul potere di ribellarsi al potere, è stato fertile e rigenerante.  Un’altra delle esperienze significative quella messa in campo con la terza Stella alla scuola DPDB del Vomero, che con la docente di antropologia ha fatto esperienza di confronto col potere cittadino, a contatto con un albero di fitolacca e la sua recinzione. I bambini hanno colto facilmente  il collegamento con il lavoro sul ‘manifesto’ e la ribellione al Conte Rich fatto con il Mito del Mammut del precedente anno. Altro spunto lo ha dato il carnevale, con la ricostruzione della storia originaria di questa festa e la consegna: il tuo carnevale. Ovvero: immagina una giornata in cui si invertono i ruoli e sei tu a “comandare” chi ti “comanda” in genere.

 

Potere possibilità

Molti gli spunti emersi su questo significato del termine, che come detto è risultato essere il più immediato per la maggior parte dei bambini. Uno degli espedienti per ragionarci è stato il regalo di compleanno: il festeggiato, anziché ricevere doni materiali, riceveva dai suoi compagni in dono un “Potere” invisibile. Ma chi lo donava, doveva avere a sua volta il potere di fare quel regalo (es. ti dono l’amicizia, perché quando ti vedo che stai da sola vengo a giocare con te). Chi lo riceveva doveva dichiarare se lo accettasse o meno: se non lo accettava nessuno poteva dargli quel potere.

In tanti hanno ragionato sul potere di elementi materiali, come l’acqua (alla Madonna Assunta di Bagnoli), spunto per il carro di Carnevale. O sul potere dei sogni e di ogni cosa della natura, come nella cultura degli indiani d’America, che consideravano medicina ogni elemento naturale.

Tra i ragazzi delle medie di Procida, è emerso con più evidenza quanto il potere corrispondesse per lo più al concetto di prestazione fisica (sport, danza). Altro elemento interessante è stato quanto rilevato in una delle classe della scuola DPDB ai Quartieri Spagnoli, secondo cui chi finisce per avere un determinato potere, è perché in realtà lo possedeva già o comunque era già in grado di usarlo. Riflessione scaturita relativamente alle saette di Zeus, dopo il racconto della Titanomachia e del dono ricevuto dal re degli Dei.

Concetto affine a quello della “scintilla”, attorno a cui hanno lavorato le classi DPDB del Vomero. Dopo studi e riflessioni sul solstizio d’inverno, il Natale, le feste di luce e ciò che uno sguardo antropologica riserva a tutto ciò, al ritorno dalle vacanze natalizie la consegna è stata: “Qual è una piccolo scintilla di potere che nei giorni di vacanza hai iniziato a vedere e che vorresti sviluppare durante l’anno”. Le analogie relative al progredire della luce da un punto di vista astronomico, ai miti alla base delle feste di luce di questo periodo, al potere in embrione e al fuoco filosofico di Platone, ha costituito un espediente molto utile anche ai fini delle attività di letto scrittura.

Il potere tra pari

 In molte occasioni il lavoro sul potere è stato utile per affrontare quanto avveniva tra i compagni all’interno di una classe. Il grado di consapevolezza che si è venuto a creare relativamente a questo aspetto e la capacità di affrontare il cambiamento in gruppo, è stato uno dei principali risultati di questo primo periodo di lavoro riscontrato in alcune classi. Sebbene sembrino più o meno equipararsi i casi di prepotenza esercitati in base al genere, la disparità di potere uomo/donna sembra essere è emerso con frequenza nei vari contesti, anche in conseguenza degli eventi di cronaca. E soprattutto relativamente alle convinzioni stereotipate degli alunni di sesso maschile (anche se poi non avevano nessun riscontro nella vita reale della classe, dove come detto erano magari più le donne ad avere la guida relazionale). In una delle classi di Potenza, in particolare, la convinzione dei maschi sull’inferiorità della donna sembravano piuttosto radicata.

Anche in questo i miti si sono dimostrati strumenti utili, perchè capaci di lavorare in profondità, essendo gli Dei archetipi riferiti al mondo interiore, al maschile e femminile intrapsichico, più che interpersonale. Maschile/femminile da guardare in un’ottica intrapsichica sembra insomma la pista su cui continuare a lavorare, anche in collegamento con la necessità di una maggiore connessione con il resto della natura, come va sostenendo parte del movimento eco femminista. Un modo per farlo sarà pescare nelle neuroscienze, come nella tradizione orientale o nei miti della Dea Madre. Nella rivalutazione della preistoria e nella messa in luce di quanto avvenuto dall’avvento delle società stanziali in Mesopotamia  in poi. Fermo restando i miti greci e gli altri che la storia ci ha consegnato, con la necessità di raccontarli nella maniera più fedele possibile.  Lavorare sulla disparità di potere tra maschio e femmina e cercare un approccio lucido da parte degli adulti che su questo vogliono ragionare (riuscendo a vincere mode e isterie del momento), sembra insomma una delle priorità del prossimo periodo di ricerca.

Docenti e potere

Uno degli aspetti emersi con maggiore trasversalità ed evidenza è stato la corrispondenza tra stili di conduzione della classe dei docenti e clima di classe. A secondo di come l’adulto intende ed applica il potere, i bambini si comportano.

Se come abbiamo detto in partenza lo stile prevalente rimane quello affine all’ “autoritario”, esiste tuttavia un’ampia gamma con cui questo potere può essere esercitato. Dal primo giro di verifica emerge che, laddove sono presenti singoli bambini o classi che non riescono in alcun modo a reggere un esercizio del potere troppo pesante,  solo gli stili adulti capaci di elasticità e di forte connessione col concetto di potere funzionale (a servizio e non per dominio)  riescono a creare un buon clima di classe per tutti. Riuscendo a trarre il meglio anche da quegli stessi singoli e gruppi che con altri docenti sembrano ingestibili.

Particolarmente utile a riguardo è stato il punto di vista degli educatori di Potenza, per la possibilità di comparare il comportamento dello stesso gruppo di alunni in presenza di diversi docenti o quando, senza docenti, erano affidati solo a loro. La corrispondenza tra stile di potere del docente/comportamento/resa didattica della classe, risulta uno degli elementi più critici riscontrati finora, e per almeno 3 motivi:

  • Per  questo tipo di difficoltà, non sembrano valere formazioni e richiami. La fonte del comportamento relativo allo stile di conduzione risiede nel “carattere”, nella psicologia profonda alla base del loro essere in toto.
  •  anche per questo risulta spesso difficile agli altri colleghi temperare questi tratti comportamentali, scontrandosi spesso con chiusura ed eccessiva permalosità del collega che si vorrebbe invece aiutare.
  •  A scuola sembrano non essere disponibili strumenti diversi da quelli del richiamo disciplinare (esercizio dell’autorità superiore), non venendo nemmeno presi in considerazione quelli adottati in altri contesti (perché più efficaci) come la supervisione psicologica o metodologica.

La macroscopicità della differenza di comportamento di alunni e classi con docenti diversi e il nesso riscontrato tra lo stile di potere del docente e il comportamento/rendimento didattico della classe, sembrano essere i fattori maggiormente in grado di dimostrare la validità dell’ipotesi di partenza della nostra ricerca azione. Quella secondo cui modificando il tipo di potere esercitato in classe, può migliorare presenza, benessere e rendimento didattico di adulti e bambini. Il docente ha insomma davvero una grande possibilità di incidere sulla vita di classe, a prescindere da quanto avviene nelle altre ore.

Uno dei problemi principali è che ne è molto spesso del tutto inconsapevole. Cosa di cui si sono ad esempio resi conto i conduttori del cerchio con i ragazzi della scuola di Procida. Dopo aver riflettuto insieme su quanto svolto, le guide della discussione hanno visto quanto gli adulti possano essere in grado di orientare (in maniera del tutto inconsapevole) la piega che prenderà il discorso del gruppo di ragazzi. In quel caso specifico su quanto potessero orientarlo al racconto di episodi negativi. Consapevolezza risulta pertanto un’altra delle parole essenziale da associare al potere.

Potere e routine

Tra le principali caratteristiche del potere adulto a scuola, è emersa l’assoluta preferenza che viene attribuita alla routine. Il criterio principale per scegliere una cosa piuttosto che un’altra, sembra essere quello che “non mi deve complicare la vita”, anche se un’idea è bella e capace di risolvere problemi e portare innovazione, è da accantonare se inceppa quella sorta di “meccanismo industriale”. Inceppa cioè quel meccanismo proprio della produzione in serie, che ha bisogno di vedere tutto piatto, non potendosi permettere di guardare alle pieghe di cui la realtà è invece composta.  In un sistema scuola in cui “stare a posto con le carte” è la vera priorità degli adulti.

Obiettivi per il prossimo periodo

- Effettuare i lanci relativi al Movimento 2. Durante l’incontro del 9 febbraio al Mammut abbiamo sperimentato insieme quanto proporremo nelle classi. A partire dal Mito di Narciso e dalle sollecitazioni del testo “Il piacere” di A. Lowen, la riflessione collettiva sarà sull’equilibrio tra ego e percezione del sé corporeo, tra piacere e potere.

- Potenziare il carattere di scambio tra i gruppi di bambini, attivando le tane e lo scambio/scelta degli articoli

- Mettere a punto il finale dell’anno. L’idea sembra essere quella di realizzare una sorta di “recita di fine anno all’inverso”. Saremo cioè noi adulti a farla ai nostri alunni, per condividere con loro quanto maturato nella ricerca dell’anno attorno al potere. Da valutare se fare anche il gioco in piazza come negli anni precedenti, a seconda delle forze.

- Proseguire il percorso di formazione e approfondire i temi emersi attraverso ulteriori giornate. Anche per questo parte il percorso dall’”Inverno alla primavera 2”, che si svolgerà per lo più allo Zero 81, al centro di Napoli, per dare la possibilità di partecipare anche alla maggior parte di persone interessate.

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