La caverna di Platone

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Sta arrivando il tempo di uscire dalla Caverna.

Che paura/coraggio!!!

 

Proposta di un percorso di accompagnamento all’uscita dall’allerta Virus del Centro Territoriale Mammut 

 

di Giovanni Zoppoli

 

Il tempo sta cambiando. Al di là dei nomi e dei numeri che diamo a questi giorni sappiamo tutti che ci avviamo verso un'uscita. 

Il Mito della Caverna di Platone ci accompagna ormai da anni nel lavoro con bambini e docenti, essendoci stato di grande aiuto nello smantellare tabù come quelli dei genitori carcerati nelle classi (speciali) costituite in maggioranza dai loro figli. Il racconto della Caverna ci è servito molto anche quest'anno, quando a settembre abbiamo lanciato il tema paura /coraggio proprio a partire dal racconto del Mito della Caverna. 

Da un decennio sperimentiamo la potenza dei Miti per rielaborare  tematiche profonde. Molti potrebbero essere i Miti in grado di aiutarci ad affrontare questo periodo e molti ne stanno sperimentando maestri e maestri con cui condividiamo il percorso collettivo diventato on line tramite il Barrito dei piccoli. 

Se nel periodo che è alle porte avrebbero potuto aiutarci Miti come quelli di Urano che, per paura che i figli lo uccidano, li ricaccia nel grembo della moglie Gea a cui rimaneva attaccato come una ventosa (ricorderete che sarà il figlio Cronos a liberare tutti evirandolo), ma oggi abbiamo bisogno di un Mito che ci accompagni all'uscita. 

Sappiamo  (soprattutto per il decennio di conferme ricevute nel nostro lavoro con bambini ricchi e poveri) che il Mito è uno strumento importante per lavorare sul profondo individuale e collettivo, sappiamo che lo fa in una maniera sotterranea e non invasiva, purché il racconto sia il più fedele alla versione tramandata e il meno edulcorato. E sappiamo che queste giornate di allerta virus hanno lasciato - e stanno lasciando - segni nel profondo di ciascuno di noi, grandi e piccoli. Abbiamo vissuto una sorta di regressione collettiva, capace di evocare archetipi collettivi e memorie individuali paragonabili più a gestazione e primi anni di vita in simbiosi che alla guerra. Non sappiamo in che modo il nostro profondo abbia affrontato questa prova, cosa abbia immagazzinato, quali modificazioni più o meno durature abbia dovuto mettere in campo per assicurarci la sopravvivenza. Abbiamo affrontato tutto ciò nel piccolissimo gruppo primario della famiglia (termine oggi quanto mai variegato, ma sempre riconducibile a numeri piccoli) pur sentendoci parte del mega gruppo corrispondente all’umanità intero, anche se in un modo del tutto virtuale e mediato dagli schermi. Due estremi molto distanti, entrambi capaci di evocare emozioni ancestrali (materia di studio  della psicologia dei gruppi, ma anche più recentemente dalla ricerca psicologica che si occupa di gruppi e realtà virtuale).

A fronte di un impatto tanto importante sulla nostra psiche alcuni si affidano al (ormai abusato) principio di resilienza, per altri saranno psicologi e psichiatri a dover affrontare le conseguenze per chi potrà permetterselo.

Noi che ci occupiamo di pedagogia chiediamo aiuto ad uno strumento per noi familiare, quello del racconto Mitico appunto. Il presupposto che assumiamo è che il periodo a cui andiamo incontro, quello della graduale uscita di casa, possa evocare in grandi e piccoli vissuti risonanti con quelli che l’ascolto del Mito della Caverna di Platone è in grado di provocare. 

Come già emerso dal lavoro fatto in questi anni con i bambini all’interno delle classi, attorno al macro tema dell’uscita da una condizione di reclusione considerata la normalità, si apre il dilemma della scelta del singolo e del gruppo. Singolo che è spesso chiamato a tagliare i ponti con i suoi coabitanti, ad abbandonarli, a tradirli, quando non riesce a convincerli ad uscire con lui. Ma altrettanto spesso il tema principale è individuare all’interno di se stessi questa dialettica: non proiettare più sugli altri la propria paura (lasciare il sicuro della Caverna per l’ignoto del mondo di fuori) ma riconoscerla come propria, assumersene la responsabilità e quindi la scelta. Questo significa anche smetterla di far recitare a qualcun altro, esterno a sé,  il ruolo del poliziotto censore, che vieta l’uscita, ma riconoscere il poliziotto interno (come direbbe Augusto Boal e il suo Teatro dell’Oppresso). Il poliziotto interno è in questo caso principalmente la paura di lasciare la sicurezza del gruppo e del luogo in cui pensiamo di aver vissuto fino ad ora sicuri e protetti (pur nell’angoscia dell’asfissia). Anche in questo caso il superamento della paura non è assolutamente la sua negazione, ma la trasformazione di questa molla in coraggio, con tutti i consigli di prudenza che la paura ci suggerisce. Insegnamento che ricaviamo soprattutto dalla ricerca azione di quest’anno attorno alla tema paura/coraggio.

Ecco perché abbiamo chiesto al racconto della Caverna di Platone di aiutarci. Sicuri che saprà lavorare con discrezione, ma in maniera incisiva, ai tanti contenuti emotivi che emergeranno in questo periodo, agendo come un piccolo pappice che scava in profondità e trasforma.

Pensiamo che di un lavoro così  abbiamo bisogno noi per primi, da una parte iper vogliosi di questa promessa di libertà e dall’altra impauriti come mai dalla totale incertezza. Come se fossimo chiamati a una sorta di nuova nascita, stavolta dovendo partorirci e tagliare il cordone ombelicale da noi stessi. E’ una seconda (per alcuni una terza o una quarta…) possibilità che la vita potrebbe donarci. A livello individuale e collettivo, proprio come il linguaggio del  Mito.

Per questo invitiamo grandi e piccoli a prendere parte a questo viaggio Barritesco. 

Ecco come.

 

  1. Il racconto - Domani pubblicheremo sul sito del Barrito dei Piccoli (www.barritodeipiccoli.org) la quindicesima puntata di “Favole al Computer” contenente l’audio racconto “La Caverna di Platone” letto da Tonino Stornaiuolo. Si tratta di un racconto liberamente ispirato al racconto di Platone, adattato dallo stesso Tonino Stornaiuolo.  La prima cosa è quindi proporre a sé stessi e ai bambini con cui si intende lavorare questo ascolto. Cominciamo ad anticiparvi l’audio racconto su questo sito, basta cliccare sul titolo in basso. 

 

  1. Il finale - Come  noterete si tratta di un racconto monco, senza finale. L’audio si interrompe infatti proprio nel momento in cui il protagonista è chiamato a fare la sua scelta: andar via o restare nella caverna? 

 

  1. Crea il tuo finale - La prima consegna è appunta quella di trovare un finale a questa storia. Cosa sceglierà di fare il protagonista? Come reagiscono i suoi coabitanti alla decisione? C’è uno scontro? Cosa si dicono? Che sentimenti prova il protagonista? E il resto del gruppo? Ci sono colpi di scena? C’è un dialogo interno? Se si decide di uscire come avviene l’incontro con il mondo esterno? Insomma più importante del finale è il processo che porta il gruppo alla scelta e una descrizione più puntale e dettagliata possibile di ciascuna delle fasi che portano a questa conclusione.

 

  1. Invialo - Il secondo compito è inviare alla nostra redazione il finale ed una spiegazione di perché e  come si è giunti ad ipotizzarlo. Sono naturalmente ben accetti disegni e illustrazioni della storia. 

 

  1. Il viaggio è iniziato. Il viaggio sarà così partito. Sia per chi ha deciso di uscire che per chi è voluto rimanere nella caverna. Ogni martedì invieremo una nuova consegna per continuare nel percorso di riconquista della libertà.  

 

  1. inviarci comunicazione. La partecipazione al percorso è libera e gratuita. Chiediamo però di inviare al più presto una mail a [email protected] comunicando l’intenzione di partecipare, con dati identificativi del singolo o del gruppo che vi parteciperà.

 

Alcuni consigli. 

Più i bambini saranno lasciati liberi nell’ascolto della storia e nell’immaginarsi il finale meglio funzionerà il lavoro. La guida adulta del percorso dovrebbe avere il ruolo più neutro possibile, sospendendo il proprio giudizio e ogni tentativo di incidere su scelte e ragionamenti del gruppo. Non esiste nessuna guida che sia davvero neutra e sappiamo che comunque influenziamo scelte e ragionamenti dei nostri interlocutori anche con la semplice presenza. Dovremmo cercare di limitare il più possibile la nostra influenza al contagio della voglia e dell’entusiasmo di cimentarsi in un lavoro del genere. 

Consigliamo infine agli adulti che vorranno fare da guida del percorso di sperimentarlo prima su se stessi.

 

Tutti i giorni la redazione del Barrito risponde alle mail, e al 3385021673 dalle 11,00 alle 13,00. 

 

Per acoltare la storia clicca qui:  La Caverna

 

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